Sono triste o depresso?

Triste o depresso

Tutti noi sperimentiamo periodi di crisi e di tristezza, dovuti a problemi sentimentali, lavorativi, familiari o economici.

Questa tristezza è collegata ad uno o più di queste situazioni spiacevoli e si diffonde nella nostra vita quotidiana; ma dopo il suo sviluppo, ad un certo punto, la vita cambia direzione e si torna ad essere come prima.

Invece la tristezza, intesa come umore basso cronico, è un’altra situazione. Può anche scaturire da un evento esterno e si unisce alla sensazione che la vita non tornerà più quella di una volta.

È una tristezza caratterizzata da un costante pensiero pessimista, riduzione di piacere e pensiero dominato dall’impossibilità di un futuro diverso. In questi casi si parla di distimia cioè di un disturbo depressivo dell’umore, non è un problema di carattere, i tratti depressivi di personalità sono la conseguenza di questo disturbo cronico dell’umore. La parola distimia deriva dal greco e significa “umore cattivo”.

La distimia scaturisce da un misto di cause psicologiche e biologiche. Può quindi essere dovuta a fattori ereditari depressivi oppure a esperienze di vita spiacevoli.

L’aspetto peculiare di questo stato depressivo è quello di non essere molto grave, infatti, le persone che ne sono affette continuano a lavorare, hanno qualche progetto, frequentano amici e riescono anche a provare una breve felicità, ad esempio per un successo amoroso o lavorativo. Sono persone che provano molto sforzo nel fare le cose quotidiane, senza una adeguata soddisfazione. In alcuni periodi fanno fatica a concentrarsi, a pensare e non riescono a prendere decisioni, hanno disturbi del sonno. Da ciò ne scaturisce una scadente qualità di vita, si sentono bloccate e per questo credono di essere poco intelligenti e capaci. Si sentono inferiori agli altri che all’opposto prendono decisioni, sono più energici e vitali. I distimici arrivano anche a provare ansia quando si confrontano con le capacità altrui.

È indispensabile interrompere questo circolo vizioso a livello psicologico, ad esempio intraprendendo una psicoterapia che aiuti la persona a pensare che si può cambiare qualcosa nella propria vita, e sentire l’energia di trovare delle soluzioni ai problemi che ci affliggono. Con un adeguato percorso psicologico si può trovare la forza di non rimandare le decisioni sul da farsi e si inizia a sentirsi persone di valore abbandonando i sensi di colpa, ci comincia ad essere meno irritabili e con pensieri meno rimuginanti, si hanno più energie fisiche e migliora il sonno.

I familiari devono tener presente che la persona distimica non è semplicemente pigra e lamentosa quando mostra poco piacere nel fare le cose rivelandosi scontenta e insoddisfatta, nonostante le attenzioni ricevute, ma soffre di un disturbo depressivo che colpisce molte persone, soprattutto le donne.

Può capitare anche che il familiare distimico scarichi la rabbia per non riuscire a cambiare il suo stato sugli altri componenti della famiglia e questo atteggiamento, se non compreso, non fa altro che peggiorare il clima familiare rendendo tutti insofferenti.

La terapia psicologica migliora i sintomi della persona distimica e alleggerisce l’atmosfera depressiva presente in casa.

 

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